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In questo volume l'autore indaga sullo stretto rapporto tra autobiografia e narrativa che ha contraddistinto l'opera di Charles Bukowski, scrittore americano conosciuto ai più per la sua vita dissoluta, fatta di alcol e sconcerie. Amoruso ha cercato di mettere in luce la sua sensibilità umana, l'inventiva e l'attaccamento alla scrittura, viaggiando tra le fessure di una vita letteraturizzata, spesso contraddistinta da narrazioni oscene, con protagonisti maniaci, ubriaconi, stupratori e giocatori incalliti; e provare, nonostante ciò, a toglierlo dalla gabbia di un'immagine stereotipata in cui, probabilmente, lui stesso si è lasciato rinchiudere. Una scrittura in cui prosa e poesia, come già aveva capito Walt Whitman, non sono inconciliabili ma, anzi, diventano due modalità dello storytelling in cui non c'è confine: l'una influenza l'altra e viceversa.